Hotel Olimpico

Litoranea di Pontecagnano Salerno (Italy)

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Villa Jovis

La più grande villa imperiale dell'isola, fatta costruire da Tiberio agli inizi del I sec. d.C., scoperta nel '700 sotto Carlo di Borbone. La prima esplorazione avvenne nel 1827; lo scavo fu, poi, ampliato nel 1932-35 da A. Maiuri che portò alla luce gran parte del complesso originario, su un'area di 7.000 mq.; i giardini della villa dovevano coprire, in origine, l'intera collina. La costruzione, di non comune imponenza in altezza, si articolava su più piani disposti lungo il declivio naturale del terreno, per un dislivello complessivo di circa m.40. I vari ambienti della domus vera e propria si dispongono intorno ad una zona centrale occupata da ampie cisterne di raccolta dell'acqua piovana, unica fonte di rifornimento di acqua potabile ma anche riserva destinata al rifornimento delle terme, a sud, articolate nei tradizionali ambienti del frigidarium, tepidarium e calidarium. Il quartiere imperiale è a levante, nella parte più alta e protetta del complesso ed è completamente isolato dal resto della fabbrica, ma collegato con rampe e gradinate al triclinio ed alla loggia, sul versante settentrionale. La loggia, destinata alla passeggiata ed alla contemplazione dello straordinario panorama che raccoglie tutto il golfo di Napoli, dall'isola di Ischia alla punta della Campanella, ha un andamento rettilineo e misura m. 92 (sedicesima parte del miglio romano). Ad ovest del complesso, sul ciglio della collina, i resti di una costruzione, in opera reticolata con filari di laterizi, forse l'antico osservatorio (specularium) di Trasillo, l'astrologo dell'imperatore Tiberio, anch'egli cultore di tale scienza. Nell'ambito del complesso, la chiesa di S. Maria del Soccorso (del '700) aperta soltanto in occasione dei festeggiamenti della Piedigrotta Tiberiana: la mediocre statua, raffigurante la Vergine con il Bambino, collocata lateralmente, ne sostituisce una precedente che, eretta nel 1901, fu abbattuta da un fulmine nel 1977.

Faro Romano e Salto di Tiberio
circa 16 m. emergenti a circa 100 m. a sud degli scavi, appartengono ad una torre di segnalazione con fuochi per le comunicazioni con Roma, attraverso i fari di Punta della Campanella e di Capo Miseno. Come narra Svetonio, il faro crollò per un terremoto pochi giorni prima della morte di Tiberio. Fu ricostruito da Domiziano e funzionò, come faro per i naviganti, fino al XVII secolo.