Il 24 agosto del 79d.C. il Vesuvio si risvegliò dopo un lunghissimo sonno, cogliendo di sorpresa le popolazioni dell’area. L’eruzione fu apocalittica: la vita ai piedi del Vulcano fu cancellata: delle città scomparse si perse perfino la memoria.

Dopo 1700 anni, le cittadine vesuviane tornarono alla luce, offrendo all’umanità i più importanti siti archeologici del mondo: Ercolano e Pompei.

A differenza di Pompei sepolta da uno strato di cenere e lapilli, Ercolano fu sommersa da una colata di fango e lava spessa fino a 25 metri. Proprio il fango ha preservato i materiali, sigillando tutto: il legno, le stoffe e i cibi hanno subito una lenta trasformazione, rimanendo però alterati dentro il loro involucro, quasi pietrificati.

Nel 1709 il principe d’Elboeuf, facendo scavare un pozzo in una delle sue ville, s’imbatté per caso nelle strutture del Teatro. Re Carlo di Borbone ordinò nel 1738 l’inizio ufficiale degli scavi. La sorpresa più clamorosa fu la maestosa Villa dei Papiri, dalla quale fu estratto il patrimonio di sculture in bronzo e in marmo (oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e la biblioteca di papiri (più di 1800 testi di argomento filosofico, ora alla Biblioteca Nazionale di Napoli).

Nel 1927 iniziò lo scavo delle abitazioni e degli edifici pubblici: a nord si raggiunse il Foro, centro della vita economica, sociale e politica, a est la Palestra, a sud le Terme Suburbane.

A Herculaneum i ricchi Romani passavano le vacanze, come testimoniano le ville rivolte scenograficamente verso il mare. Le strade, pavimentate con la lava vesuviana o calcare, delineano il caratteristico impianto a insulae (isole).

Una delle più belle dimore della città è la casa dell’Atrio a mosaico, che deve il suo nome al bel pavimento bianco e nero. Nel giardino della lussuosa casa dei Cervi sono state ritrovate statue di cervi assaliti dai cani, del Satiro con otre e di Ercole ubriaco.

Le Terme del Foro erano i principali bagni pubblici della città. Nella casa del mobilio carbonizzato si conserva ancora al suo posto il mobilio in legno, composto da un letto triclinare e una piccola mensa. La casa del mosaico di Nettuno e Anfitrite, con annessa bottega (la meglio conservata), ha un atrio grandioso e la più bella decorazione a mosaico della città. La casa di Argo, a due piani, ha un giardino circondato da un portico a colonne.

 

Della parte pubblica si è scavato il Foro, attraverso dalla strada principale (decumanus maximus) e il Sacello degli Augustali, decorato da affreschi. Lungo il decumano, dei portici fanno pensare a un luogo pubblico di riunione per i cittadini, probabilmente la Basilica. Notevole la Palestra, un grandioso edificio di età augustea, con una piscina scoperta al centro della quale c’è una fontana in bronzo raffigurante un’idra. Fuori dalle mura si possono ammirare le Terme suburbane. La Villa dei Papiri, solo parzialmente scavata, è visitabile, mentre il Teatro non è accessibile ai visitatori. La visita agli scavi di Ercolano richiede circa mezza giornata.

La leggenda narra che Ercole, il mitico eroe greco, giunto in Italia dall'Iberia dove aveva compiuto una delle sue fatidiche imprese, fondò fra Napoli e Pompei una piccola città che prese il suo nome, Herculaneum. Fu collocata in un punto che consente di ammirare un panorama unico al mondo, al centro di quel grandioso arco naturale, che da Capo Miseno corre fino a Punta Campanella, un miracolo della natura, un caleidoscopio di immagini che non è facile descrivere. Fu Abitata dagli Osci, dagli Etruschi, dai Sanniti e dai Romani. Divenne, al tempo di Giulio Cesare, un Municipium, comune non fondato da Roma ma incorporato nello stato.

Iniziò un periodo di benessere per la città. Attirati dalla bellezza del sito e dalla salubrità del clima, fu una della residenze preferite del patriziato romano che non risparmiò mezzi ed energie affinché il soggiorno fosse il più confortevole possibile.

L'identificazione ufficiale di Ercolano risale al 1709 e spetta ad Emanuele d'Elboeuf di Lorena. Questo principe, venuto a Napoli a seguito dell'esercito austriaco che aveva sconfitto gli spagnoli, fissò la sua residenza a Portici e fu proprio andando in cerca di marmo per la costruzione del suo palazzo che seppe che a Resina da pozzi scavati nel terreno venivano fuori marmo, statue ed altro.

Storia degli scavi

Così nel fare degli scavi ebbe la fortuna di imbattersi nel Teatro e ne ricavò molti marmi, colonne e statue. Gli scavi fatti dal Principe per circa cinque anni furono eseguiti con molta irregolarità e siccome le statue apparivano in quantità di gran lunga superiore al bisogno, il principe cominciò a metterle in commercio. Molti reperti furono dallo stesso donati e portati all'estero; alle prime scoperte seguirono le prime razzie ai danni di Ercolano.

Con l'avvento di Carlo di Borbone ebbe termine la razzia e iniziarono scavi regolari. Lo scavo si praticò empiricamente per cunicoli e pozzi fino a creare una rete che misurava in lunghezza, da nord a sud, circa 600 metri e in larghezza da nord-est a sud-ovest, 450 metri. Fu così riconosciuto fin dove giungeva l'antico lido del mare, si completò l'esplorazione del Teatro, si raggiunse uno degli edifici pubblici, si rintracciarono più templi e infine si esplorò la favolosa Villa dei Papiri. La notizia della straordinaria scoperta di Ercolano corse attraverso tutta l'Europa; a dare pubblicità alla scoperta fu soprattutto il celebre archeologo tedesco Winckelmann, le sue notizie e le sue considerazioni estetiche influenzarono il mondo delle lettere, orientando lo stile e il costume dell'epoca verso quelle forme che da lui e dalla scoperta di Ercolano si dissero neo-classiche.

Incominciarono così a calare all'ombra del Vesuvio i primi viaggiatori, avanguardia di quell'esercito che sempre più numeroso avrebbe invaso Ercolano nei secoli successivi. Attiravano i visitatori particolarmente il Teatro e la grandiosa Villa dei Papiri, il primo considerato il più insigne e meglio conservato monumento di Ercolano e la seconda ritenuta un'autentica miniera di opere d'arte.

Particolare scavi di Ercolano

La Villa dei Papiri, dalla quale fu recuperato un favoloso tesoro di sculture e la biblioteca di papiri, è una villa sontuosa (si estende per più di 250 metri, parallelamente alla linea del litorale), ampia come una dimora imperiale; per il non comune gusto artistico e letterario del proprietario, era di per sé un vero e proprio museo d'arte e una biblioteca di scritti scelti da un filosofo di gran moda: l'epicureo Filodemo.

Fu il più grande avvenimento di cultura umanistica di quel secolo; tutto il mondo ne fu commosso e da quelle scoperte presero nuovo vigore gli studi dell'antico e tutto il vasto movimento culturale e scientifico intorno all'arte e alla civiltà del mondo antico.

Gli scavi portarono alla luce una città cristallizzata nel tempo o, meglio, fissata per sempre come in una istantanea fotografica, nell'attimo in cui ferveva la vita. E questo appassionante, singolare romanzo dell'archeologia non è ancora completato: attendono di essere dissepolti non pochi edifici di eccezionale interesse.

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